PASSIONE E RICERCA COME STILE DI VITA

Intervista a Franco Stacchiotti, Presidente e CEO di Euromet

Chiara Benedettini e Matteo Fontana – CONNESSIONI

“Passione” è la parola chiave che torna più volte nel corso della chiacchierata con Franco Stacchiotti, fondatore di Euromet. Sul biglietto da visita scriverebbe, forse: “Appassionato di meccanica”, che poi è il suo modo per dire “sognatore”…

Una figura allo stesso tempo semplice e complessa, immediata e stratificata: ecco Franco Stac chiotti, fondatore e anima di un marchio che fa del Made in Italy la sua bandiera, anche nella meccanica applicata allo spettacolo e all’AV: Euromet. Negli anni abbiamo imparato a conoscere il suo carattere schivo: ci si aspetterebbe un “Barone”, un “Signore della meccanica” in grado di dare lezioni a tutti ma, quando lo abbiamo intervistato affiancato dalla sua arguta e simpaticissima consorte, Franco si rivela un conversatore tanto amabile quanto impacciato, tanto brillante nella sua aneddotica, e nello spirito con cui risponde alle domande, quanto timido e riservato quando si tratta di rievocare i successi. Perché in fondo (lo si capisce benissimo fin da subito), a lui non interessano tanto le soluzioni già trovate, quanto piuttosto quelle ancora da trovare; si stanca presto di parlare delle sfide vinte, mentre gli brillano gli occhi non appena gli si para davanti la possibilità di una sfida ancora da intraprendere. Anche adesso, avendo sorpassato i 70 anni, che sta pensando a una “quasi tranquilla” pensione, anche se rimandata a data da destinarsi.

Qual è la sua storia “creativa”?

La mia storia parte con la fine dell’azienda dove ero dipendente, facevo l’attrezzista e il meccanico nel campo degli accessori per la musica. Purtroppo venne a mancare il titolare, dopo appena un paio d’anni che lavoravo lì, ero giovane allora… Insomma, le cose si stavano mettendo male. Io non avevo esperienza nel gestire le aziende, ma avevo passione: sì, ero appassionato di meccanica, adoravo ideare soluzioni alle problematiche che si presentavano. Così con alcuni soci nel 1983 abbiamo fondato Euromet, e ho cominciato a sviluppare soluzioni, più che prodotti, per il mondo della musica: stativi e leggii, supporti per strumenti musicali ecc.

Un argomento molto interessante: soluzione o prodotto? Cosa viene prima?

Prima di tutto vengono le idee. Se ti sottopongono una problematica, la sfida è avere l’idea giusta, che combini semplicità ed efficacia. Mi sono sempre divertito a realizzare le idee che avevo. A quei tempi, per fare un esempio, iniziava la telefonia, si stava passando alla tastiera elettronica da quella elettromeccanica, si stavano sviluppando le prime soluzioni di vivavoce, di numeri in memoria eccetera. Allora, in affiancamento al filone principale per la musica, feci una delle prime tastiere elettroniche e sviluppai anche un modello di telefono da tavolo… all’epoca era qualcosa di futuristico, di innovativo.

Ma quindi, come è iniziata la sua carriera, con un’idea o con un prodotto?

Il mercato detta le sue richieste, io ho sempre cercato le soluzioni meccaniche più adatte ad assecondarle, di volta in volta. Occorre unire genialità a semplicità, il prodotto più semplice è sempre il più apprezzato. I supporti per musica che costruivo all’inizio della mia carriera, infatti, venivano apprezzati per funzionalità e durata. La durata di un prodotto è un altro aspetto importantissimo, distingue un lavoro magari volutamente dozzinale (ci sono aziende che fanno prodotti che costano poco e durano altrettanto) da un lavoro artigianale, fatto con passione, per dare al cliente un prodotto che potrà utilizzare per dieci o più anni.

Oggi Euromet è molto conosciuta nel mondo del video e, in particolare, della videoproiezione, per i supporti per proiettori, Come siete entrati in questo settore?

Come dicevo, all’inizio facevamo soprattutto pezzi d’élite, senza fare grandi numeri, anche perché si sentiva già la concorrenza dell’estremo Oriente, con prodotti qualitativamente infiori ma capaci di riempire il mercato. Allora, per non scendere sul terreno di questi produttori, abbiamo deciso di mantenere la nostra qualità ma diversificando, e ci siamo dedicati anche al video oltre che all’audio, per avere un più ampio parco prodotti. Mi sono concentrato sui supporti per i proiettori e ho realizzato UFO: consentiva di regolare la posizione del proiettore stringendo semplicemente una sfera dentro un cono, con un fermo, e si poteva sia appenderlo a soffitto che montarlo su tralicci. Per diversi anni ci ha dato grande soddisfazione, poi ovviamente… in tanti ci hanno copiati!

È il destino delle buone idee, no? Quello di essere riprese da altri…

È inevitabile, infatti bisogna sperimentare e crescere sempre, mettersi alla prova, accettare le sfide del mercato e farle proprie… Ad esempio, nel 2009 abbiamo lanciato il famoso Arakno, per reagire al fatto che ci avevano copiato UFO: grazie alle sue viti filettate è possibile regolare la disposizione di un videoproiettore al millimetro, e su tutti gli assi, replicando il successo di UFO. Si presta molto a piccoli e medi proiettori, mentre negli ultimi anni ci stiamo concentrando sulle gabbie per videoproiettori di grande formato e maggior peso.

Una volta messa a fuoco l’idea, quali altri fattori determinano la buona riuscita di un prodotto?

È importantissima la scelta dei materiali, non devono consumarsi o creare attriti indesiderati. E poi occorre lavorare in partnership coi grandi marchi, per poter sperimentare le soluzioni più efficaci. Noi abbiamo lavorato tanto con Christie, Panasonic, che ci ha messi alla prova con richieste molto particolari… E anche con NEC, con Epson… Per ogni marchio abbiamo studiato soluzioni dedicate. Abbiamo cercato di offrirne di sempre più sofisticate mantenendo compattezza e funzionalità: i prodotti non devono essere difficili da montare e da usare.

E al di là dei proiettori?

C’è il filone molto interessante dei grandi monitor: non solo devono poter essere appesi, ma con il loro maggior impiego in ambito Corporate, devono anche poter stare su supporti a terra ed essere movimentati in sicurezza. Abbiamo quindi sviluppato ottime strutture, anche per LEDwall di grandi dimensioni. Noi di solito scendiamo in campo quando ci sono da trovare soluzioni nuove: Euromet non fornisce cose che già esistono, ma progetta prodotti che vanno a coprire delle esigenze non ancora soddisfatte. (La Signora Stacchiotti alza gli occhi al cielo, sorride: ci sembra di intuire un suo pensiero per le tantissime ore di lavoro profuse da Franco nello sviluppo dei suoi prodotti!)

C’è qualche prodotto in questo settore di cui va particolarmente fiero?

Per me la fase veramente bella è quella dell’ideazione e dello sviluppo, lì ci metto tutta la passione… e Volta credo sia un’ottima soluzione a un problema comune. È nato nel 2019-2020, e oggi è affiancato da Opera, presentato a ISE 2022. Il sistema di frizione si può tarare in base al peso del monitor, così da poterlo spostare e ruotare con un dito. Possiamo anche lasciare il monitor in posizione libera, ma rimane lo stesso bloccato. Il brevetto si chiama Sistema Turn, permette di ruotare a mano libera anche monitor touch molto pesanti in totale sicurezza, senza blocchi.

Voi di Euromet come affrontate il problema della scarsità di materiali in questo periodo?

La difficoltà c’è, non si può negare. Oggi è oggettivamente più difficile reperire le materie prime, e aggiungo che il mercato globale è sempre più squilibrato, per via della concorrenza di Paesi lontani che sfruttano ampie risorse. Noi stiamo sperimentando materiali nuovi, cercando di adattare i prodotti alle materie che abbiamo in favore dei progetti, che hanno delle scadenze e delle date da rispettare. Abbiamo l’umiltà di adattare le nostre tecnologie alle esigenze dei clienti (e dei prodotti!), e sappiamo a chi rivolgerci per determinate lavorazioni, sfruttando l’indotto. Ovviamente, quando possiamo, costruiamo tutto internamente, coi nostri macchinari.

L’indotto è importante per Euromet?

Si molto: la Regione Marche ha una importante storia negli strumenti musicali, da alcune aziende tradotta anche in produzione e distribuzione di marchi audio e lighting. Noi siamo nati qui per rispondere alle loro esigenze e, solo in seguito abbiamo iniziato a lavorare su altri filoni, approcciando anche i mercati internazionali, ma abbiamo sempre mantenuto la nostra sede e fabbrica di Loreto, nella provincia di Ancona. Oggi infatti Euromet è distribuita in 60 Paesi, compresi alcuni che producono prodotti per le medesime applicazioni. L’indotto è importante anche come risorsa: lavoriamo solo nell’ambito del Made in Italy e, per fortuna, qui intorno ci sono ancora tante aziende che, in caso di necessità particolari, possono darci il supporto necessario.

Per concludere, ci permetta una domanda “impegnativa”: come si costruisce un’azienda di successo e di prestigio come Euromet?

(Sorride, vorrebbe evitare di rispondere ma, pungolato anche da sua moglie, si decide – ndr) Beh, a questi risultati si arriva grazie alla passione, ma anche al supporto della famiglia. Per me fare ricerca è un modo di vivere. Inoltre, bisogna mettere al posto giusto le persone giuste e dare fiducia a chi merita. Infine, per scelta abbiamo sempre prediletto la qualità: i nostri prodotti durano dieci e più anni, ben oltre alle esigenze dell’utilizzatore. Si tratta di una scelta, ovviamente noi costiamo di più, ma sul lungo periodo, è una scelta che ha pagato! 

CONNESSIONI 01/2023

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